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Il Gruppo Selex incrementa la marca del distributore

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prodotti a marchio selex

Le marche del distributore assumono un ruolo sempre più cospicuo nell’offerta dei gruppi distributivi. Per il Gruppo Selex, il 2016 è stato archiviato con un incremento medio delle vendite superiore al 3%, con picchi del +15% nei segmenti premium e bio. Risultati che spingono l’azienda a programmare nuove referenze da inserire in assortimento nel 2017. “Con i nostri marchi siamo leader in molte categorie e siamo il Maniele Tasca Selexprodotto di riferimento in segmenti in forte sviluppo come biologico e salutistico – ha dichiarato Maniele Tasca, direttore generale di Selex – Alla sfida della qualità abbiamo affiancato quella dell’innovazione, per la quale la collaborazione con i nostri partner fornitori è ancora più importante”. Complessivamente, l’assortimento delle marche del distributore del Gruppo Selex, conta oltre 5.000 referenze suddivise tra prodotti Selex, prodotti Vale (l’altra marca del Gruppo), il marchio Il Gigante, le proposte e Vanto, le due linee dedicate al canale cash & carry, e Prodotto Risparmio. A queste vanno aggiunte le linee a marchio di fantasia, da Le Vie dell’Uva, selezione di vini del territorio italiano, a Le Bontà del Pasticciere, ad Armonia & Benessere, dedicata alla cura e alla bellezza, a Storie di Gastronomia a CasaxCasa.
Le novità. Nel corso dell’anno Selex proporrà il debutto di una linea 100% vegetale, e il rinnovamento 
del marchio petfood Amico Mio Selex, che si articolerà in un’ampia proposta con prodotti segmentati per età, razza e stile di vita dei nostri amici a quattro zampe. Inoltre il saper di sapori selexcomparto alto di gamma Saper di Sapori e da Vale Le Specialità offrirà quest’anno una scelta più articolata.  Nel 2017 il look del marchio Selex si rinnova presentandosi con una grafica ad hoc studiata per le diverse categorie di prodotti, come alimentari e bevande, cura persona, cura casa e non food, petfood, parafarmacia, per differenziare l’offerta a seconda del mondo di appartenenza.
Il presidio della qualità. L’impegno di Selex è sempre più focalizzato sul presidio della qualità e della sicurezza, ottenute attraverso un piano di analisi che permette di verificare che i prodotti corrispondano a quanto stabilito dai capitolati.
Tra le iniziative intraprese è stato attivato un programma continuativo di “assaggi” effettuati da un panel di famiglie rappresentative della popolazione, da cui dovranno scaturire  importanti contributi e suggerimenti. “Determinante per il successo delle nostre marche del distributore, il continuo lavoro sul miglioramento della qualità e degli assortimenti – spiega Luca Vaccaro, direttore marche del distributore di Selex – In particolare il presidio dei comparti di punta, come il salutistico e il biologico e l’alto di gamma”.

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Sapori&Profumi consolida la presenza in Sardegna

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Sapori&Profumi

Consolida la sua presenza sul territorio l’insegna Saponi & Profumi, realtà commerciale operativa in Sardegna, parte del Gruppo Crai, con l’apertura del suo cinquantesimo store nell’isola, inaugurato a Isili, in provincia di Cagliari.

“In uno scenario di mercato sempre più competitivo, dove le economie di scala e il servizio al cliente diventano asset fondamentali, l’azienda continua nel suo trend di crescita, incrementando fatturati e formando risorse umane dedicate”, dichiara l’azienda.

 

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Ortofrutta reparto strategico per la Mdd di Conad

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Anche nel reparto ortofrutta cresce in Conad il peso di prodotti a marchio in ottica di fidelizzazione, con un’incidenza che mediamente si attesta al 30% a valore, come sottolinea Alessandra Corsi, responsbile marketing dell’offerta e sviluppo dei prodotti a marchio Conad, in un’intervista rilasciata a MyFruit. Come avvenuto del resto per la frutta secca, dove la novità più importante degli ultimi mesi riguarda il potenziamento dell’offerta di prodotto a marchio con il lancio di una linea di 9 referenze da agricoltura biologica all’interno del nuovo marchio Verso Natura BIO, l’ortofrutta fresca da coltivazione certificata è coperta con questo marchio, destinato a rispondere a trend di crescita molto importanti. Al più noto Sapori&Dintorni resta il presidio delle specialità declinate sul localismo e sulle origini regionali. L’offerta è dunque segmentata e resa riconoscibile con brand di posizionamento specifico (vi rientrano anche Conad Percorso Qualità e Specialità Selezionata). In una categoria particolarmente dinamica Conad tiene costantemente monitorati gli andamenti dei segmenti, delle marche e dei singoli prodotti -come segnalato recentemente a Gdoweek da Gianmarco Guernelli, responsabile acquisti ortofrutta- per individuare un assortimento adeguato alle esigenze. “Ai fornitori selezionati per il prodotto a marchio chiediamo il massimo rispetto delle origini e delle specifiche merceologiche chimico\fisiche riportate nei nostri capitolati, in cambio garantiamo loro la programmazione delle attività promozionali nazionali, il ritiro di volumi importanti e la giusta remunerazione dei prodotti a noi consegnati. Alle marche industriali lasciamo la gestione dell’innovazione e lo sviluppo delle tendenze internazionali”.

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Chronodrive.it cede il testimone a Spesasimply.it

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spesasimply

Il sito Chronodrive.it dal 26 gennaio diventa Spesasimply.it. Si tratta esclusivamente di un rinnovamento che non modificherà le modalità per fare la spesa online e ritirarla in negozio.  Chronodrive.it permetteva infatti di riempire il carrello virtuale, confermare l’ordine e decidere la data di ritiro della spesa, pronta già due ore dopo l’ordine. A disposizione dei clienti ci sarà la modalità Scegli&Ritira gratis che oltre alla modalità drive e alla consegna a domicilio, permette il ritiro gratuito in tutti i punti Simply abilitati. E anche laTua!Card con sconti e vantaggi tipici della carta fedeltà.

Inoltre fino al 31 gennaio Simply offre uno sconto immediato di 20 euro utilizzabile tramite il proprio codice.

 

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Cresce la marca del distributore

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marca del distributore

È un percorso in ascesa quello della marca del distributore:  nel 2016 ha registrato un aumento del +1,7% a valore e del +0,2% a volume rispetto allo stesso periodo del 2015, toccando una quota di mercato del 18,5%. Al settembre scorso, il fatturato nei canali ipermercati, supermercati e libero servizio ha raggiunto così i 9,76 miliardi di euro, con una particolare penetrazione nel canale discount nel quale la MDD ha raggiunto il 54% di quota. È quanto emerge dal 13° Rapporto Marca/BolognaFiere che sarà presentato in occasione di Marca 2017, il Salone internazionale sui prodotti MDD organizzato da BolognaFiere in collaborazione con ADM, l’Associazione che rappresenta le imprese operanti nella Distribuzione Moderna nei rapporti con la produzione. La Fiera, giunta alla 13a edizione, si terrà il 18 e 19 gennaio prossimi nel Quartiere fieristico di Bologna. Saranno 615 le aziende presenti. La fiera si estenderà su una superficie espositiva di circa 29mila mq, sviluppata in tre nuovi padiglioni.

 

Le preferenze dei  consumatori. Secondo il nuovo Rapporto Marca/BolognaFiere, elaborato da Adem Lab – Università di Parma sulla base anche di una ricerca commissionata ad IRI, i consumatori acquistano sempre più prodotti MDD del segmento premium di alta qualità: la crescita del fatturato di questo segmento, che nei primi 9 mesi del 2016 ha toccato gli 1,32 miliardi di euro, è stata spinta infatti dai prodotti bio (+16,1% a valore e +14,4% a volume) e da quelli premium (+13,8% a valore e +12,4% a volume). Parallelamente, si registra un ampliamento dell’assortimento di prodotti MDD in tutti i canali distributivi per offrire una maggiore varietà ai consumatori: in particolare nei supermercati (1415 referenze, +49 rispetto al 2015) nel libero servizio (799, +40) e negli ipermercati (2091, +6). Riprende inoltre la crescita della MDD nel Sud d’Italia: nel corso del 2016 il trend delle vendite (+0,6%) supera la media nazionale, anche se la strada per la convergenza risulta ancora lunga, in quanto la quota al Sud risulta del 13,2% contro il 18,5% del totale Italia.

 

 

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Gicap e Gruppo VéGé avviano a Messina la spesa online

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gruppo véGé

Il Gruppo VéGé, al fianco dell’impresa socia Commerciale GiCap SpA, operativa in Sicilia con 80 store, si spinge verso il Sud Italia e avvia a Messina il servizio di spesa online in collaborazione con Risparmiosuper.it, che ha curato la realizzazione della piattaforma di eCommerce Quiconviene e fornito un supporto di consulenza.   Il nuovo servizio al momento copre l’intero territorio della città di Messina da Torre Faro sino al comune di Roccalumera. Giovanni Capone, direttore vendite di Commerciale GiCap, spiega: “Stiamo valutando tempi e modalità per introdurre la spesa online anche nei nostri punti di vendita presenti a Palermo, Lipari e in diverse città della Calabria”. E aggiunge: “Il mercato è cambiato, ma soprattutto sono cambiati le abitudini e i punti di riferimento del consumatore, che oggi sempre più utilizza il web sia per soddisfare le sue esigenze sia come metro di valutazione dei servizi”.

Servizi e assortimento. La piattaforma mette a disposizione il servizio di spesa online che garantisce la possibilità di programmare la consegna a domicilio in tre fasce orarie (10:00/12:00, 16:00/18:00 e 18:00/20:00) oppure l’orario di ritiro degli acquisti presso il punto di vendita.  Tra le funzioni disponibili c’è anche il “riordina”, ossia la possibilità di ritrasmettere in modo veloce ordini già effettuati in passato. Non è ancora attiva ma in fase di programmazione la possibilità di effettuare la spesa online anche tramite l’applicazione mobile di Commerciale GiCap. L’offerta disponibile sulla piattaforma Quiconviene rispecchia la filosofia dell’insegna sia in termini di ampiezza e profondità assortimentale sia di convenienza. I costi di consegna prevedono 3,50 euro per una spesa che va da 40 a 100 euro. È gratuita per importi superiori. Il pagamento dei prodotti avviene alla consegna tramite carta di credito, bancomat o contanti.

Guardare al futuro. “In questo progetto emerge a tutto tondo la capacità di guardare al futuro, avviando un progetto Nicola.Mastromartino.Presidente.GruppoVéGéinnovativo di vendita che introduce una shopping experience completa, personalizzata e gratificante, in linea con ciò che oggi chiede l’individuo-consumatore” sottolinea Giorgio Santambrogio, amministratore delegato di Gruppo VéGé.

 

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Conad sempre più dalla parte della comunità

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Socio, comunità, persone: queste le parole che rappresentano oggi, in maniera più determinata, il posizionamento di Conad. Non si tratta di una novità, ma del rafforzamento di un approccio che vuole sottolineare l’attenzione alla comunità, alle persone che vivono quel territorio, al legame sociale, solidale, culturale tra i vari attori. Tutto ciò si concretizza non solo nella capillarità della rete di vendita e in assortimenti con una forte incidenza di prodotti locali, ma anche in una serie di iniziative -da Il Grande Viaggio, all’Umbria Jazz Contest, dal Cous Cous Fest alla terza edizione di Scrittori di classe, agli interventi per preservare il patrimonio artistico, ecc- che sottolineano l’importanza del senso di comunità e la voglia di essere dei protagonisti attivi e disponibili. Un percorso ben espresso dallo spot di Natale 2016 firmato dal noto regista Pupi Avati, nel quale attraverso la storia di un incontro di due bambini si parla di porte aperte alla comunicazione, allo scambio, alla comprensione reciproca. “Questo è il nostro modo di creare valore sul mercato e dare il nostro contributo alla ripresa del Paese e alla vita della comunità al cui interno operano i nostri soci. Soci, che sono cittadini, prima di essere commercianti imprenditori”, specifica Francesco Pugliese.

Il cliente al centro
In  questo  contesto,  Conad  ripensa  anche  i  propri paradigmi, mettendo al centro il cliente-consumatore-cittadino, le cui esigenze a livello di soddisfazione, fedeltà e fiducia, rappresentano  la  base  sulla  quale  costruire  le  strategie del gruppo. In quest’ottica va letta la partnership con Green Network per rendere disponibile da febbraio le migliori condizioni di mercato per la fornitura di luce e gas. Intanto, continuano i dati positivi: a fine 2016, Conad  ha  raggiunto  una  quota  di  mercato dell’11,9% (fonte: GNLC 1 semestre 2016) con una rete di 3.088 punti di vendita dagli ipermercati alla prossimità, comprendendo parafarmacie (108), distributori di benzina (36), PetStore (14), Ottico (19) e Cremerie Sapori&Dintorni (12). Ovviamente, lo sviluppo della rete, a livello di nuove aperture e di ristrutturazioni, rimane strategico: per questo sono stati stanziati, per il prossimo triennio, 785 milioni di euro (di cui, 300 nel 2017 e 223 nel 2018) con una previsione di crescita del 3,8%.

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Fatturato in aumento per la marca Conad

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marca conad

Diventa sempre più strategica la marca privata per sviluppare il posizionamento di insegna e fidelizzare un numero crescente di clienti. I numeri del 2016 confermano un’ascesa continua del marchio privato. La marca Conad per esempio ha registrato nel 2016 un fatturato di circa 3 miliardi di euro e una crescita del 7,5 per cento, rappresentando il 30% di un mercato che vale 10 miliardi di euro. La marca Conad registra una crescita generalizzata, al punto di essere leader nel 45 per cento delle categorie e occupare la seconda posizione nel 75 per cento in virtù del migliore rapporto tra la qualità dei prodotti, paragonabile a quella della marca industriale, e la convenienza, con prezzi inferiori del 25-30 per cento. Qualità controllata con 650 mila analisi e circa 2.500 visite ispettive agli stabilimenti, con un investimento complessivo cresciuto di oltre il 10 per cento lo scorso anno. I dati sono stati diffusi in occasione di Marca, la manifestazione dedicata alla marca commerciale in programma a Bologna.

La crescita della marca Conad. Secondo i dati presentati a Bologna: Conad investe molto nella tutela del potere d’acquisto sapori e dintorni marca conaddegli italiani, permettendo ai clienti di risparmiare lo scorso anno 686 milioni di euro nell’acquisto di prodotti alimentari, per la cura del corpo e della casa confezionati (fonte: IRI). La sola operazione nazionale Bassi&Fissi, che ha ribassato in media del 26,9 per cento il prezzo di 379 prodotti tra i più indispensabili nella spesa di tutti i giorni, ha generato un risparmio annuo di 1.440 euro per famiglia, garantendo una convenienza continua, non legata a promozioni.

Crescono tutti i brand Conad, con valori al di sopra della media per Conad Percorso Qualità (+17,3 per cento), Verso Natura (+38,3 per cento sommando il Bio) e Sapori&Dintorni (+10,1 per cento).  Il 92 per cento dei 149 fornitori Sapori&Dintorni Conad con i quali Conad sviluppa un fatturato di 300 milioni di euro, è rappresentato da aziende locali di medie e piccole dimensioni.carne_bovina percorso qualità marca conad

I progetti in fieri. Il direttore commerciale di Conad, Francesco Avanzini, sottolinea l’importanza della marca Conad e anticipa: “Per l’anno in corso abbiamo in programma la realizzazione di moltissimi progetti di sviluppo relativi ai prodotti e di rivisitazione delle gamme. Potenzieremo e miglioreremo i brand nel nostro portafoglio tramite innovazione e segmentazione all’interno delle varie categorie (attualmente quelle in cui siamo presenti sono più di 300) per presidiarle nel modo migliore con il marchio Conad”.

 

 

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Trader Joe’s, il successo è qualità senza fronzoli

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Vendere prodotti salutistici con un posizionamento di prezzo conveniente e con una formula commerciale basata sull’Edlp (Everyday low price) che fa leva sulla semplicità. Così si potrebbe sintetizzare la missione di Trader Joe’s, uno dei retailer statunitensi che sta riscuotendo un crescente successo nell’ambito di una rivoluzione alimentare in atto Oltreoceano, per la quale una fetta crescente della  popolazione,  almeno  quella  con  un  posizionamento  socio/economico medio alto, cerca tutto quello che è cibo salutare e di qualità, o ne ha l’immagine e le connotiazioni: dal biologico al “free from”. L’insegna, nata a Pasadena, California, nel 1967, è spesso associata a un altro astro del retail a stelle e strisce con un posizionamento e un’offerta simili: Whole Foods, da molti osservatori considerata la catena più europea tra i distributori Usa.

Differenze tra due player del wellness
A dividere i due big player è l’approccio al mercato: Trader Joe’s mette a disposizione i suoi prodotti senza alcuna adesione a programmi fedeltà, senza utilizzare club o carte, bensì “girando” ai propri clienti ogni penny risparmiato, spingendo l’Edlp anche nei segmenti a maggiore valore aggiunto, come biologico, funzionale, ed etnico. Un approccio semplice e “no frills” che, tuttavia, attira una schiera di consumatori fedeli a questa formula: nel 2015 Trader Joe’s ha realizzato vendite per 11,3 miliardi di dollari, attraverso una rete di quasi 500 store sparsi in tutti gli Stati Uniti, doppiando Whole Foods in termini di volume d’affari e primeggiando con il competitor anche per vendite per metro quadro e per customer satisfaction. Secondo una ricerca della società di real estate JLL, Trader Joe’s avrebbe realizzato vendite per mq pari a 15.530 euro contro gli 8.330 euro di Whole Foods e i quasi 5.820 euro della media dei retailer americani. Tra le ragioni che sono alla base di questa dinamica, la più importante è la convenienza che Trader Joe’s esprime rispetto a Whole Foods. Secondo un report della Deutsche Bank, realizzato comparando un paniere di 77 prodotti acquistati sulla piazza di New York, la catena di Pasadena è risultata più conveniente del 26%, del 30% per i freschi e del 24% per il grocery. Anche le private label di Trader Joe’s sono avvantaggiante, in questa competizione sul prezzo, rispetto a quelle di Whole Foods: cercando di confrontare lo stesso livello qualitativo (no conservanti, ogm, aromi artificiali), le prime hanno un prezzo medio del 15% inferiore. Di fatto, uno dei vantaggi competitivi di TJ’s è che l’80% della sua offerta è in esclusiva, tra private label e fantasy label, ossia i consumatori possono trovare quei prodotti solo nei suoi punti di vendita e questo genera una forte fedeltà all’insegna. L’insegna non vende big brand industriali e ha uno scaffale estremamente semplificato in determinate categorie, mentre la profondità di gamma su altri item è incomparabile con le logiche europee.

L’intero articolo su Gdoweek n. 1/2017

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Marca 2017, il nuovo paradigma dei prodotti a marchio del distributore

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Dal prezzo al concetto di premium, dal biologico al Km zero, dalla sostenibilità ambientale ed etica delle filiere, fino al free from e al rich in, anche i prodotti a marchio del distributore devono sottostare alle dinamiche cui sono soggette le referenze delle marche industriali. Questo in estrema sintesi il messaggio lanciato durante il convegno “Marca del Distributore alla sfida dei nuovi processi di acquisto” che ha aperto la tredicesima edizione di Marca, l’expo organizzata in collaborazione con Adm e dedicata alle private label, in programma oggi e domani alla Fiera di Bologna. Un’evoluzione, un nuovo paradigma, che si possono sintetizzare nel passaggio da private label a marca del distributore: non una semplice questione semantica, ma un vero e proprio cambio di posizionamento. Se fino a ieri la marca commerciale esprimeva solo un’opportunità di convenienza, ora identifica un mondo di valori, di diversificazione dell’offerta e di innovazione che le hanno fatto conquistare un nuovo spazio e un ruolo guida nel panorama del largo consumo.

Numeri in crescita
I dati del Rapporto Marca 2017 dicono che dopo un 2015 in chiaroscuro, l’anno scorso i prodotti a marchio dei retailer sono cresciuti dell’1,7% a valore e dello 0,2% a volume, raggiungendo una quota di mercato del 18,5%. A settembre scorso, il fatturato nei canali ipermercati, supermercati e libero servizio ha raggiunto i 9,76 miliardi di euro, con una particolare penetrazione nel canale discount nel quale la MDD ha raggiunto il 54% di quota.
Spicca il dato delle referenze premium: i consumatori acquistano sempre più prodotti MDD del segmento alta qualità, dove il bio si è messo in evidenza con un +16,1% a valore e +14,4% a volume. Parallelamente, si registra un ampliamento dell’assortimento di prodotti MDD in tutti i canali distributivi per offrire una maggiore varietà ai consumatori: in particolare nei supermercati (1415 referenze, +49 rispetto al 2015) nel libero servizio (799, +40) e negli ipermercati (2091, +6). Riprende anche la crescita della MDD nel Sud d’Italia: nel corso del 2016 il trend delle vendite (+0,6%) supera la media nazionale, anche se la strada per la convergenza risulta ancora lunga, in quanto la quota al Sud risulta del 13,2% contro il 18,5% del totale Italia.

Nuove logiche nel processo d’acquisto
“Le dinamiche dei prodotti a marchio del distributore si stanno evolvendo – ha detto l’amministratore delegato del Gruppo Vegè e presidente di Adm Giorgio Santambrogio – per fare vera innovazione bisogna innescare nuove strategie mentali d’acquisto nella testa dei consumatori. Non tutti i prodotti MDD sono di qualità – ha sottolineato – su questo fronte c’è ancora molto lavoro da fare, poi bisogna limitare le logiche promozionali e non seguire i marchi industriali nella corsa al ribasso dei prezzi. Inoltre, ci vuole onestà nei confronti del cliente – ha aggiunto Santambrogio – non possiamo ingannarlo, dobbiamo dargli informazioni corrette”. Altra ‘rivoluzione’ già in atto ma su cui bisognerà spingere di più è il posizionamento: un buon prodotto del distributore può costare anche più di uno industriale. Su questo fronte arrivano segnali positivi: nell’ultimo anno la pressione promozionale sulle private label è calata, mentre quella sui prodotti a marchio è salita.
E l’e-commerce? “È un modo per far uscire le referenze MDD dal circuito distributivo ristretto del retailer di riferimento – ha spiegato Santambrogio – ma il punto di vendita resta fondamentale e con esso il rapporto con il cliente. Per questo i punti di vendita devono cambiare e diventare più accoglienti e coinvolgenti: dobbiamo ridurre il numero di negozi e aumentare la loro attrattività”.

Le private label creano e acquistano valore
Giuseppe Minoia e Gianluca Nardone hanno presento una ricerca GfK secondo la quale in un clima di insicurezze diffuse, la Distribuzione moderna, comunica piacere e benessere nel fare la spesa per tutti i segmenti della popolazione, dai meno attrezzati culturalmente ed economicamente, ai più esperti e di buone risorse. Perché la Distribuzione moderna, riconoscono le persone che la frequentano, mai come oggi appare in grado di intercettare e soddisfare bisogni e attese, con prodotti di marca propria e di marca industriale, e con prezzi alla portata di tutti i portafogli. In questo quadro la MDD sta diventando un riferimento importante e assume i valori e la reputazione dell’insegna. Viene sempre più considerata come una marca a tutti gli effetti, con degli specifici plus: ottimo rapporto qualità-prezzo, ampiezza dell’offerta anche nei segmenti più innovativi e premium, un suo ruolo positivo per la crescita del Paese. Il contatto diretto con il produttore-distributore, l’insegna stessa, diventa la filosofia della marca, un orientamento di rilievo per tutti i segmenti di responsabili d’acquisto. Un prodotto, infine, con ulteriori prospettive di crescita: il 78% degli italiani si dichiara propenso ad acquistare referenze private label.
“Il successo che la MDD ha riscosso nel 2016 è il risultato di una straordinaria attività di progettazione e di sviluppo che la distribuzione ha saputo realizzare, in particolare nell’universo del premium – ha detto Guido Cristini docente di marketing all’Università di Parma – dove i fattori di scelta del consumatore sono la qualità, l’innovazione, la sostenibilità e la varietà, in questo senso le private label premium rappresentano una significativa opportunità per piccole imprese industriali che possono così fare conoscere al grande pubblico quei giacimenti di qualità, di eccellenza e di sostenibilità che altrimenti sarebbero confinati unicamente in micro territori, secondo modalità e logiche artigianali”.
Coop: avanti tutta con i prodotti a marchio
“Oggi abbiamo una quota di MDD a valore del 26%, il nostro obiettivo per i prossimi tre anni è raggiungere il 30% con un importante investimento che porterà al lancio di circa 400 nuovi prodotti a marchio”. Ha le idee molto chiare in fatto di private label Marco Pedroni di Coop Italia, svelando le strategie dell’insegna per i prossimi anni. “Non me ne vogliano i colleghi – ha continuato Pedroni – ma siamo da sempre un punto di riferimento per i prodotti a marchio e vogliamo continuare a esserlo”.

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Gs1 e Nielsen a Marca 2017: Immagino fotografa le tendenze del food

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Free from, addizionati, veg e per intolleranti, senza ogm, con pochi grassi. Questi gli alimenti che nel 2016 hanno realizzato le performance migliori in termini di vendite rispetto alla media del comparto food, secondo un’analisi condotta da Nielsen con il supporto dei dati raccolti da ‘Immagino’, il servizio web realizzato da GS1 che scattando foto digitali delle confezioni dei prodotti di largo consumo raccoglie ed elabora le informazioni stampate sulle etichette.
Analizzando e confrontando loghi e certificazioni, valori nutrizionali, claim sui pack e ingredienti, Immagino può rispondere ad esempio alle seguenti domande: come stanno cambiando l’offerta e il consumo in funzione della presenza di alcuni ingredienti, Come cambia il consumo in funzione dell’assenza di allergeni, coloranti, conservanti? Quali trend mostrano categorie di prodotto rivolte a vegani e vegetariani? Quali sono gli andamenti dei prodotti che comunicano la loro italianità?

Giovanni Fantasia, amministratore delegato di Nielsen Italia e Bruno Aceto Ceo di GS1 Italy hanno presentato Immagino alla platea di Marca durante il convegno inaugurale della 13esima edizione della fiera. “I consumatori sono alla ricerca di punti di riferimento e i punti di vendita e le marche dispongono di strumenti informativi assolutamente centrali per costruire una relazione di valore con loro – ha detto Aceto – informare bene è oggi una delle mission costitutive per le imprese. Manca ancora, tuttavia, una misurazione reale del rapporto tra informazione ricercata e risultati di mercato. L’Osservatorio Immagino Nielsen GS1 Italy nasce per colmare questo vuoto”.
“Dall’incrocio dei dati Immagino contenenti le caratteristiche dei singoli prodotti con i dati di venduto, di consumo delle famiglie e di fruizione dei media rilevati da Nielsen – ha precisato Fantasia – è possibile tracciare un quadro di come sia cambiata la dieta degli italiani, individuando gli acquirenti principali per ogni segmento di mercato e identificandone la dieta mediatica che consente alle aziende di ottimizzare gli investimenti media e raggiungere il proprio target in maniera più efficace”.

Una fotografica delle tendenze
Per quanto riguarda il 2016, Immagino ‘fotografa’ queste tendenze: i prodotti idonei a uno stile di vita vegetariano e/o vegano hanno avuto un peso del 3,2% a scaffale (1.140 etichette), hanno fatturato 749 milioni di euro (2,7% del totale grocery) segnando un incremento del 10,4%, a fronte di una performance del comparto food del -0,2%. A seguire le referenze senza glutine e senza lattosio che rappresentano il 13,4% delle etichette (6.942), hanno fatturato poco più di 4 miliardi con un incremento dell1,4%. Al terzo posto la galassia delle 6.942 etichette free from (senza conservanti, coloranti, ogm e olio di palma, con pochi grassi, calorie e zuccheri). Con un valore di 8 miliardi e 241 milioni (30,1%) hanno messo a segno un +0,9% rispetto al 2015. Infine, la categoria degli arricchiti (con vitamine, calcio, fibre, Omega 3, ecc..), con le sue 3.834 etichette ha fatturato 3 miliardi e 657 milioni, con una crescita dello 0,2%.
Secondo gli analisti di GS1 e Nielsen i prodotti che hanno più margine di redditività sono quelli senza glutine, senza Ogm, con pochi grassi e arricchiti con fibre. Meno performanti invece quelli con vitamine e senza coloranti.

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La cavalcata delle promo si concede una pausa

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C’è un momento di riflessione fra i protagonisti della promozione in Europa, che si concretizza in una decisa frenata della pressione promozionale alle vendite (0,7 il dato medio europeo) e in un conseguentemente diffuso rallentamento della corsa agli abbattimenti della marginalità. Lo registra la recente ricerca Price and Promotion in Western Economies, pubblicata da IRI. La quale si sofferma a livello continentale su quanto accaduto nel 2016 in Germania, Francia, Paesi Bassi, Italia, Spagna, Regno Unito e Grecia. Secondo i ricercatori, tutte le parti in causa -industria di marca e retail, ma anche responsabili d’acquisto- avrebbero spostato il focus strategico verso l’individuazione dell’occasione reale (da offrire o da cogliere), mentre la massificazione della leva promozionale sembrerebbe aver perso gradimento con il progressivo decadimento della sua efficacia.

Convergenza di strategie differenti
Una serie di fenomeni in atto concorrono al risultato a livello internazionale. In primis paiono arrivati a maturazione i crescenti sforzi da parte dei fornitori di trovare delle vie di fuga alla trappola della promozione a prescindere, meglio se crescente. Da anni in pista per uscire dal circolo vizioso, sopportando i costi più pesanti delle iniziative promozionali, l’industria ha perfezionato le proprie iniziative per indebolire la focalizzazione sul solo prezzo. Un maggior numero di prodotti realmente innovativi, meno confrontabili sul mercato in termini di listino, hanno iniziato a fare breccia catturando l’attenzione  dei consumatori smart. Non solo. Gli assortimenti si sono arricchiti di proposte e marche locali, solitamente vendute al di fuori delle logiche standard. Anche  il  retail  ha  dato  un  suo  contributo al raffreddamento del fenomeno  studiando  e  applicando  con  maggiore determinazione formule di Edlp (prezzi bassi ogni giorno), mentre i consumatori si muovono con maggiore  intensità  all’interno  di  un  uptrading della spesa, trovando nei freschissimi, nelle origini e nelle marche del territorio il nuovo percorso personale verso il benessere. Ne deriva complessivamente un arretramento della leva promozionale media ben al di sotto del 30%, a 28,1 punti percentuali. È il Regno Unito a segnare la compressione maggiore con una sottrazione di 2,6 punti assoluti, la più elevata in uno scenario continentale più prudente. In particolare, con tale dato il retail inglese torna infine al di sotto della soglia del 50% di venduto drogato dalle promo, almeno per quanto concerne l’alimentare.

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Flying Tiger Copenhagen si sviluppa in sud Italia

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Tiger

Lo sviluppo dell’insegna Flying Tiger Copenhagen si concentra al sud Italia dove il marchio sta potenziando la sua presenza orientandosi sui centri commerciali. Nel solo mese di dicembre ha inaugurato il negozio di Triggiano, all’interno del centro Bariblu facendo così il suo ingresso ufficiale in Puglia dove non era ancora presente. Ha fatto il bis nella regione con lo store di Foggia al centro commerciale GrandApulia e poche settimane prima ha tagliato il nastro al secondo negozio di Napoli, realizzato al centro commerciale Quarto Nuovo. Ha inoltre aperto a Ragusa al centro Le masserie, e a Salerno al centro commerciale Le Cotoniere.

Il format è il tradizionale dell’insegna, specializzata nel fast fashion del design.  I punti di vendita si estendono in media su una superficie di circa 200 mq, con percorsi prestabiliti, che comprendono anche prodotti food, nella parte finale del percorso, per lo più snack e bibite. Lo sviluppo in Europa ha obiettivi ambiziosi: arrivare a una rete di 1.500 store entro il 2010.

 

 

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Brasile, ritorno alla crescita nel 2017

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Brasile: opportunità di investimento per i retailer italiani o mercato fragile e instabile, colpito dalla volatilità della quotazioni delle materie prime, prima voce di bilancio dell’economia brasiliana? Dopo 13 stagioni di continua crescita, più o meno vigorosa, il 2015 ha rappresentato un anno negativo per il commercio del Brasile, mentre nel 2016 si sono alternate nubi e schiarite per il retail brasiliano, avviato comunque a una fase di modernizzazione e assestamento/riposizionamento. Oggi, secondo un’analisi di Sbvc, il mercato retail brasiliano varrebbe 600 milioni di dollari. Nel 2016, secondo Nielsen, il retail ha rappresentato il 5,35% del Pil del Brasile e le vendite al dettaglio sono calate del 3,25%. Se segmentiamo questo dato rispetto ai canali di vendita, notiamo che le strutture distributive moderne stanno reagendo meglio a questa crisi, rispetto al dettaglio tradizionale, confermando la loro capacità di attrazione. Le vendite attraverso ipermercati, supermercati e self service hanno mostrato una crescita del 7,1%, ma con un aumento del 3% del numero di punti vendita, arrivati a quota 84.547 alla fine dello scorso anno. A conferma di questo trend di investimento da parte dei principali retailer, il numero complessivo degli addetti nella distribuzione brasiliana è salito da 207.000 a oltre 222.000 lavoratori nel raffronto 2014/2015. In generale, hanno reagito meglio a questa fase di stanca le superfici più grandi, quelle che possono capitalizzare il traino rappresentato da ampiezza dell’offerta/posizionamento di prezzo e brand/insegne di forte richiamo, magari di importazione.

L’impegno dei francesi
Questi segnali vanno interpretati nell’ottica di un paese vasto, con stati a maggiore sviluppo economico e altri più arretrati, anche dal punto di vista sociale. E su una struttura  distributiva  che  vede  una forte presenza di retailer stranieri, dai francesi Casino che controllano il primo gruppo distributivo, la Companhia Brasileira da Distribuição, alla filiale brasiliana di Carrefour, fino a Wal-Mart e al gruppo cileno Cencosud, che dal 2007 ha investito anche in Brasile. Al di là dei distributori che si muovono su utto il territorio brasiliano, le catene distributive locali spesso sono ancora detenute dal fondatore o dalla sua famiglia (Zaffari, Muffato, Zonta) e hanno posizioni di forte leadership nello stato d’origine.

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Esselunga aprirà a Fino Mornasco. Previste 90 assunzioni

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esselunga

Esselunga ottiene il benestare della Regione Lombardia per la realizzazione del nuovo superstore dell’insegna che nascerà a Fino Mornasco, in provincia di Como, in via Guanzasca, nell’area ex Visgomma che sarà interamente riqualificata. La conclusione dei lavori è prevista per il 2019 e si prevedono 90 nuovi posti di lavoro di cui la metà saranno riservati prioritariamente ai cittadini finesi e dei comuni limitrofi.

La raccolta dei curricula vitae sarà effettuerà tramite il portale dedicato www.esselungajob.it, nel quale saranno pubblicati i relativi annunci di lavoro nel momento in cui verranno aperte le selezioni di personale.

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Scrambler Ducati Food Factory mette insieme cibo e motori

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Ducati Scrambler Food Factory

Coniuga cibo e motori e sigilla la presenza di Ducati nel mondo della ristorazione. A Bologna in via Stalingrado, l’azienda di Borgo Panigale ha inaugurato Scrambler Ducati Food Factory un nuovo locale che mette in vetrina le moto e le espone, come fossero incastonate tra i tavoli del ristorante. Lo store mette insieme dunque il mondo Ducati e la tradizione culinaria emiliano romagnola. Nella struttura di 500 metri quadrati convivono una pizzeria gourmet, un bistrot, uno shop d’abbigliamento e accessori Scrambler Ducati. Lo spazio è inoltre destinato a diventare un punto di incontro, connotato dai diversi ambiti dell’universo Scrambler Ducati: food, arte, musica, fotografia, customizzazione, ed eventi.

Il ristorante. Lo store è stato realizzato all’interno di un capannone anni ’50, un tempo adibito a canapificio. La sala, Ducati-Scrambler-Food-Factoryprogettata dall’architetto Giacomo Migliori, dispone di 130 coperti, e un design contemporaneo di stampo industrial che integra il grigio del cemento “on the road”, il giallo Scrambler, i tubi che richiamano alla produzione e alla fabbrica. La cucina è open space, e c’è un soppalco con trenta posti ideato per meeting riservati. Sulle pareti sono stati predisposti interventi a mano libera, con inserti che richiamano al mondo Ducati, realizzati dal writer e artista modenese Mauro Roselli.

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Mercatone Uno, in attesa del nuovo bando, la Cigs è rinnovata di un anno

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Seguiamo le vicende di Mercatone Uno sin dall’inizio della sua fase di commissariamento. Riportiamo, perciò, le ultime comunicazioni giunte dal gruppo che da più di un anno è in amministrazione straordinaria e ristrutturazione in vista di una possibile cessione.
I commissari straordinari delle società di Mercatone Uno (Stefano Coen, Ermanno Sgaravato e Vincenzo Tassinari) hanno incontrato, al Ministero dello sviluppo economico (Mise), i rappresentanti nazionali e territoriali delle organizzazioni sindacali e delle Regioni interessate, e i membri della task force governativa che sta seguendo la procedura di amministrazione straordinaria del Gruppo. I commissari hanno fornito informazioni sul provvedimento di sequestro preventivo delle quote della società CVE, appartenenti agli ex soci e amministratori di Gruppo Mercatone Uno: obiettivo del provvedimento, evitare altre dispersioni di beni già di pertinenza delle imprese in amministrazione straordinaria.

Gaetano Gasperini, nuovo direttore generale di Mercatone Uno

Gaetano Gasperini, nuovo direttore generale di Mercatone Uno

Nuovo bando di gara
Espresso l’apprezzamento per l’iniziativa della Procura della Repubblica di Bologna e della Guardia di Finanza a tutela dell’azienda, dei dipendenti e dei creditori, i commissari straordinari hanno presentato i risultati economico-gestionali 2016 sottolineando le criticità del settore e preannunciando la pubblicazione del nuovo bando di gara per la vendita dell’intero compendio aziendale (bando in corso d’approvazione da parte del  Mise), rivolto a operatori industriali e finanziari che garantiscano al Gruppo concrete prospettive di rilancio industriale. Questo secondo bando conterrà condizioni di vendita più flessibili e coerenti con le indicazioni provenienti dal mercato. Sono ritenute migliori le offerte che comprenderanno tutti i 78 punti vendita esistenti e i dipendenti in forza all’atto della cessione. A differenza del primo bando, saranno prese in considerazione, e opportunamente valutate e ponderate, le diverse offerte di acquisto che perverranno alla Procedura, per assicurare continuità aziendale, per mantenere i posti di lavoro e le opportunità commerciali per i fornitori e tutto l’indotto di Mercatone Uno.
Con un fatturato di 344 milioni di euro, in crescita del 12,3% rispetto al 2015, Mercatone Uno detiene una il 10% di quota di mercato, e impiega 3.405 dipendenti. I 59 punti vendita attualmente operativi nelle aree dei principali centri urbani assommano una superficie commerciale di circa 310.000 metri quadri.
Condividendo gli obiettivi dei commissari, il Mise ha autorizzato la proroga del Programma di cessione del compendio aziendale per altri 12 mesi e quindi la Cigs, scaduta il 13 gennaio 2017, verrà rinnovata fino al 14 gennaio 2018.

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Ikea espone al Sigep prodotti di arredo per attività commerciali

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ikea al sigep

Al via Sigep, l’appuntamento annuale dedicato all’artigianato dolciario. Tra gli espositori anche Ikea Rimini che sarà presente, con un proprio spazio, per presentare soluzioni adatte per chi vuole avviare una nuova attività (caffè, bistrot, ristorante) o rinnovare il proprio locale.

Da sabato 21 a mercoledì 25 gennaio 2017, tra il Padiglione A6 e C6, Ikea metterà in mostra una selezione di prodotti d’arredo per bar, caffè, pasticcerie e presenterà una promozione dedicata a tutti i soci Ikea business: tutti coloro che si iscriveranno o aggiorneranno il loro profilo in fiera riceveranno una cartolina che darà loro diritto ad ottenere sconti sui prodotti acquistati presso lo store di Rimini. Presentando la cartolina entro il 28 febbraio 2017 si avrà la possibilità di ricevere un buono d’acquisto del 5% per una spesa compresa tra 1.000 e 3.000 euro, del 7% per una spesa tra 3.000 e 8.000 euro e del 10% per una spesa oltre 8.000 euro.

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Lidl porta store e private label al cinema

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Da retailer a entertainer. Dopo un’originale iniziativa come il programma televisivo La Ricetta Perfetta e il lancio della web serie targata Cien, Lidl continua a investire in modalità di comunicazione che agganciano con forza l’identità della catena, punti di vendita e assortimento a marchio. Il debutto questa volta è al cinema nel nuovo film di Fausto Brizzi, intitolato Poveri ma Ricchi e nelle sale dal 15 dicembre 2016. Il progetto sviluppato in collaborazione con Qmi, Agenzia italiana di Entertainment Marketing and Communication, ha superato il più lineare product placement per dare vita a un inserimento maggiormente articolato dell’insegna all’interno dell’intreccio narrativo. La partnership con il film prodotto da Wildside e Warner Bros. Entertainment Italia, e distribuito da Warner Bros. Pictures, ha inoltre previsto la parallela organizzazione in esclusiva di un concorso promozionale. Quest’ultimo, attivato nel periodo antecedente l’uscita della pellicola, ha consentito ai clienti Lidl di concorrere, con una spesa di importo pari o superiore a 25 euro, alla vincita di un totale di 20mila buoni cinema.

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Nuove assunzioni in Lombardia per Iper La grande I

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Iper la grande i assunzioni

Selezioni aperte per Iper La grande I che ha avviato un programma di inserimento per neodiplomati e neolaureati e numerose posizioni aperte nei punti di vendita della Lombardia.

Il programma TalentIperildomani è dedicato a 40 giovani e prevede un inserimento iniziale tramite tirocinio formativo della durata di sei mesi al termine del quale i candidati selezionati saranno introdotti in azienda dove continueranno il percorso formativo e saranno indirizzati più concretamente verso il ruolo che dovranno ricoprire.

Nuove assunzioni. Parallelamente l’insegna sta effettuando nuove assunzioni in alcuni negozi lombardi, nello specifico in provincia di Monza e Brianza. Per lo store di Monza si ricercano specialisti da impiegare nei reparti di gastronomia e rosticceria, macelleria, pescheria, salumi e formaggi, ortofrutta e pronto fresco. Per le sedi di Milano l’azienda cerca un big data manager con laurea in Ingegneria informatica, business organization and information system, oltre che un impiegato amministrativo data entry, per la direzione acquisti.  Infine è richiesta la figura di chef responsabili di cucina.

I requisiti. Nella presentazione delle posizioni aperte dell’azienda si leggono i requisiti per i candidati ideali che dovrebbero essere: “appassionati del mondo del commercio, attenti a nuovi trend di acquisto del cliente e profondi conoscitori del prodotto alimentare”. Inoltre devono preferibilmente essere “diplomati in materie di produzione e trasformazione di alimenti o aver frequentato corsi specifici in materia, aver maturato un’esperienza pregressa con ruoli di responsabilità in realtà commerciali di prossimità e in aziende operanti nel mondo del commercio al dettaglio”.

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