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Carrefour Express: tre nuovi store a Milano

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Prosegue lo sviluppo di Carrefour Italia che a Milano inaugura tre punti di vendita Express in corso di Porta Romana 54, via Maddalena 9 (zona Missori) e in via Martiri della Libertà 8 a Melegnano (Mi). Nei negozi sono stati inseriti corner dedicati ai prodotti Terre d’Italia e al biologico. Nei mercati di Porta Romana 54 e via Maddalena 9 sarà inoltre possibile usufruire di servizi di lavanderia, fax e fotocopie. Il negozio di Melegnano, invece, propone tra i servizi la possibilità di pagare con i ticket restaurant o richiedere consegne a domicilio.

John Agostini, direttore prossimità Carrefour Italia, commenta: “Il format di prossimità, con tutti i servizi aggiuntivi che offre, è stato pensato per venire incontro alle esigenze di praticità e qualità dei nostri clienti, sia nelle zone centrali delle grandi città che in realtà più piccole come può essere quella di Melegnano. Oggi più che mai è una strategia vincente ed è inoltre un’occasione unica e bellissima per essere a contatto diretto con gli abitanti e le attività di quartiere”.

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Le imprese food si ristrutturano

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L’Italia ha fatto un salto strutturale, superando quello che è sempre stato un limite, ma anche uno dei tratti distintivi del valore e della ricchezza unica del cibo made in Italy: la frantumazione dell’offerta, che unita all’assenza di distributori italiani nel mondo, ha rallentato la capacità delle aziende italiane di rispondere alla grande richiesta internazionale di prodotti alimentari italiani. Restando ancorati a un’ottica distributiva domestica, a volte anche solo interregionale o locale tout court.

Il balzo strutturale si è espresso in varie modalità: dalla nascita di piattaforme aziendali logistiche e distributive, alla fondazione di collettori unicamente logistici, fino all’apertura da parte delle singole aziende di filiali e uffici commerciali all’estero che consentono l’instaurazione di relazioni dirette e una maggiore cura nei servizi e del marketing. Sono soprattutto le aziende italiane che esportano ad avere superato piuttosto rapidamente tutti gli aspetti organizzativi di base. Si tratta di imprese oggi in grado di rispondere con flessibilità alle richieste di packaging, formati, etichettature, differenti da destinazione a destinazione. La conseguenza di tutto questo sforzo si coglie nei numeri. Cresce la scalata dell’export italiano nel mondo e l’intero sistema guarda con giustificato ottimismo all’obiettivo dei 50 miliardi di euro a valore nel 2020. E le stesse prestazioni interne stanno migliorando. Un primo focus d’analisi riguarda le piattaforme del made in Italy, in particolare due esperienze con peculiarità differenti, ma gradi di efficacia sicuramente superiori rispetto a quanto avveniva in un passato anche recente. La prima concerne Cremonini, che mette a disposizione di protagonisti alimentari terzi Inalca Food&Beverage. Per aprire i mercati esteri ad aziende italiane meno strutturate, Inalca (società del Gruppo Cremonini, e tra i maggiori player europei nel settore delle carni bovine), ha fondato nel 2012 la controllata Inalca Food&Beverage, specializzata nella distribuzione internazionale delle eccellenze italiane: salumi, formaggi, salse e condimenti, pasta, prodotti da forno, dolci e salati, vino, spezie, acque minerali, e tutto quello che non può mancare nella cucina di un ristorante italiano.

IF&B è una società fondata sul know-how specifico della casa madre e svolge attraverso la propria organizzazione dedicata, il ruolo di piattaforma centrale per tutta la supply chain distributiva, garantendo alti livelli di efficienza, una approfondita conoscenza dei mercati di destinazione e la copertura della distribuzione “dell’ultimo miglio” dei prodotti fino alla porta del cliente grazie all’acquisizione di piccoli e medi distributori locali. Attualmente dispone di 25 piattaforme logistico-distributive in nove Paesi: Usa, Capo Verde, Tailandia, Hong Kong, Cina, Malesia, Australia, Messico, Isole Canarie e di un catalogo di oltre 10.000 referenze, per il 90% commercializzate a marchio delle aziende fornitrici e per il restante 10% con il marchio proprio Mamma Tina. IF&B acquista i prodotti finiti e confezionati dai fornitori italiani e si pone come interlocutore unico sul mercato internazionale. Opera principalmente nel segmento B2B, in prevalenza nel canale horeca e food service ma, in alcuni mercati, serve anche il retail. “Con questo progetto -afferma Augusto Cremonini, Ceo e ideatore di IF&B- vogliamo creare delle filiere di valore, controllate, stabili e sostenibili, dando continuità al business. Le aziende che esportano con noi si appoggiano a un piano strategico di lungo periodo di crescita condivisa. Il nostro ufficio qualità supporta le aziende fornitrici in tutto il percorso di preparazione delle marce per la spedizione (packaging, etichettatura, documentazione), dopodiché ci occupiamo del ritiro dei vari prodotti, della spedizione via terra, aereo o mare e anche del piano di marketing per il consolidamento della presenza delle referenze all’estero. In alcuni casi, coinvolgiamo i fornitori stessi per eventi di presentazione in loco o nella partecipazione a fiere all’interno dei nostri stand. Tutto questo avvalendoci delle economie di scala che possiamo fare grazie all’appartenenza al Gruppo Cremonini”.

La seconda case history riguarda la piattaforma di Granarolo. Il gruppo bolognese seleziona specialità italiane per servire 5 continenti. Porsi come unico referente per un’ampia offerta di prodotti made in Italy è diventato parte fondamentale della strategia di internazionalizzazione del Gruppo che è presente oggi in mercati anche remoti, grazie ad acquisizioni nel corso degli ultimi anni in Nuova Zelanda, Brasile, Cile, Grecia, Francia, Svezia, Svizzera, Estonia o con uffici commerciali come in Cina e negli Stati Uniti. Di recentissima definizione c’è l’acquisizione della società Midland Food nel Regno Unito, che porta Granarolo ad ambire a posizioni di primissimo livello nel mercato locale.

A differenza di Inalca Food&Beverage, l’attività d’impresa è improntata prevalentemente a una politica di brand propri, in alcuni casi quelli storici del gruppo e in altri quelli entrati nel perimetro Granarolo attraverso le partnership societarie degli ultimi anni. Il core business anche all’estero è e resterà quello della casa, il comparto dairy di cui Granarolo è attualmente il principale produttore italiano. Le numerose acquisizioni industriali effettuate negli ultimi anni consentono però al Gruppo di estendere il portafoglio dell’offerta all’Italian Healthy Foods (bevande e prodotti vegetali e biscotti, crackers, grissini e altri sostitutivi del pane senza glutine) e all’Italian Specialty Foods, cioè alcuni dei prodotti più rappresentativi del made in Italy alimentare (pasta, aceto balsamico, prosciutto).

“L’obiettivo di Granarolo -commenta Tiziano Manco, marketing director Italy & Non European countries di Granarolo- è diventare una piattaforma di riferimento all’estero per i prodotti agroalimentari italiani. La presenza di nostri distributori in diversi Paesi ci consente un controllo più oculato del mercato e di stringere partnership durature e dirette con i clienti proponendoci come riferimento unico per un’ampia gamma di prodotti italiani, in grado di garantire efficienza nella consegna, controlli della qualità e di fornire tutte le certificazioni richieste. Dall’altro lato un unico interlocutore agevola il compratore nell’ottimizzazione degli audit”.

La ristrutturazione non va solo in direzione della creazione di piattaforme multiple. Nel mondo ortofrutticolo non mancano interessanti esempi di ottimizzazione in chiave prospettica. Dopo aver creato un brand strettamente connesso a uno specifico territorio, Vi.P Val Venosta, uno dei grandi consorzi di produzione e commercializzazione delle mele italiane, potenzia la competitività investendo nelle varietà club e nel bio e riorganizza la struttura aziendale unendo sotto un’unica direzione commerciale il marketing e la vendita. “Abbiamo acquisito i diritti per nuove varietà che i nostri soci si stanno impegnando, con noi, a sviluppare -racconta il direttore commerciale Fabio Zanesco-. Stiamo investendo sulle mele Kanzi per raggiungere, in breve, due volte e mezzo la produzione attuale; nell’Ambrosia, di cui termineremo di piantare il primo lotto di 200 ettari nel 2018 e pianteremo il secondo lotto di 100 ettari nel 2020 per passare da un potenziale produttivo che oggi è 1.500 t a 15mila t fra 7-8 anni. Con Envy oggi siamo circa a 1.000 t di potenziale e saliremo fino a 5.500 t. Questi sono tre dei 6-7 progetti di nuove varietà che porteremo al pubblico nei prossimi anni. Si tratta di mele nuove che vanno introdotte e fatte penetrare nei mercati ed è per questo che vendita e marketing devono andare a braccetto”.

Restando nell’ambito delle mele, non si può non accennare all’accordo 2017 fra Melinda e La Trentina, un patto che impegna i due principali attori della frutticoltura trentina a costituire una comune organizzazione per la commercializzazione dei prodotti, pur rispettando e, anzi, valorizzando i rispettivi marchi. L’intento è chiaro: abbandonare politiche concorrenziali per creare sinergie, commerciali prima e produttive poi.

Secondo quanto affermato dai protagonisti, l’alleanza funziona e garantisce sviluppo. “La strada intrapresa sta già dando i primi buoni frutti -afferma il presidente Rodolfo Brochetti- dando merito alla condivisione delle linee guida di un progetto di indirizzo varietale e della sempre maggiore sinergia in tutti i processi di post raccolta”. Sono diversi i fronti sui quali il Consorzio frutticolo trentino sta operando per garantire alle 1.200 famiglie di frutticoltori associati i vantaggi utili a assicurare sostenibilità produttiva a lungo termine. L’attività commerciale, già svolta quest’anno in modo congiunto con il Consorzio Melinda, sarà gestita da un’Associazione di Organizzatori di Produttori, di cui entrambe faranno parte, che sarà operativa con l’inizio della prossima raccolta, aperta all’ingresso di altre realtà. Prosegue anche l’azione di consolidamento e razionalizzazione dell’attività industriale, frutto delle sinergie attuabili a seguito dell’accordo. Nei prossimi mesi sarà inoltre presentato un progetto di indirizzo varietale che metterà a fattor comune tutto il territorio delle due Op garantendo l’ottimizzazione delle produzioni e la valorizzazione delle diverse varietà, ognuna delle quali troverà destinazione negli areali produttivi meglio confacenti.

L’intesa attualmente interessa l’85% della superficie frutticola trentina e prosegue su tutti i fronti, dal miglioramento della gestione delle vendite e del servizio al mercato all’ottimizzazione delle risorse interne e alla condivisione degli obiettivi volti a una sempre maggiore sostenibilità delle produzioni.

Per la prima volta l’agricoltura e l’industria alimentare italiana d’eccellenza accomunano le proprie forze per difendere, sostenere e valorizzare il Made in Italy. È questo l’obiettivo della realtà associativa Filiera Italia, promossa da Coldiretti, Ferrero, Inalca/Cremonini e Consorzio Casalasco (Pomì e De Rica), che ha tra i soci fondatori Bonifiche Ferraresi, Ocrim, Farchioni Olii, Cirio agricola, Donna Fugata, Maccarese, Ol.Ma, Giorgio Tesi Group, Terre Moretti (Bellavista) e Amenduni. La compagine associativa è riunita attorno ai valori comuni dell’identità territoriale e nazionale, per favorire la conoscenza e la diffusione di pratiche alimentari basate sui principi della Dieta Mediterranea, attraverso la combinazione di tutti gli ingredienti utili a una alimentazione sana, variata ed equilibrata.

Secondo il già citato Luigi Cremonini, qui nelle vesti di neo eletto presidente dell’associazione: “Nasce finalmente un’alleanza di filiera che mette insieme due componenti preziose e reciprocamente imprescindibili del più importante settore di questo Paese: la produzione agricola e l’industria italiana di trasformazione alimentare. Finisce una contrapposizione immotivata e fuorviante e nasce un’alleanza che tutela la vera distintività e l’eccellenza della produzione agroalimentare italiana”. Pedon ha puntato le sue carte per diventare un partner affidabile per la gdo. Qualità dei prodotti e dei processi, elevata flessibilità, capacità di sviluppo di nuovi prodotti e responsabilità sociale sono tutte condizioni necessarie per diventare partner delle grandi insegne della distribuzione nel mondo, ma il tratto distintivo per vincere la concorrenza è l’innovazione. Ed è questo il focus su cui Pedon, azienda italiana che commercializza prodotti a base di cereali, legumi e semi, punta per dare un valore aggiunto unico a delle materie prime che di per sé sono commodities: “Da sempre siamo attenti a intercettare e possibilmente anticipare i nuovi trend di mercato -afferma Paolo Pedon, export manager dell’azienda-. In particolare la nostra missione quotidiana è quella di rendere cereali, legumi e semi, prodotti dalle eccezionali caratteristiche nutrizionali e di sostenibilità, più fruibili per i consumatori attraverso un maggior contenuto di servizio (velocità e facilità di preparazione)”.

Non meno importante per l’azienda Pedon la flessibilità in termini di packaging: “In base alle esigenze del cliente e dei canali di distribuzione siamo in grado di adattare il pack del prodotto, cercando sempre di mantenere una produzione sostenibile per le persone e per l’ambiente. Inoltre, non sottovalutiamo la componente di servizio. Per i nostri clienti sono importanti le risposte veloci e immediate. Ecco perché abbiamo recentemente aperto un ufficio a Miami, in modo da poter gestire da vicino i clienti di Messico, Usa e Canada, che stanno diventando un business sempre più importante per l’azienda”. Obiettivo filiali, per essere vicini ai clienti esteri. Tutte le principali società italiane che hanno inserito l’espansione sui mercati esteri tra gli obiettivi strategici di sviluppo, si sono poi organizzate in maniera strutturata. Alce Nero, azienda italiana specializzata nel biologico di fascia super premium, con una rete di oltre mille soci produttori che coprono quasi tutte le categorie merceologiche della spesa, dalla prima colazione alla pasta fino ai condimenti, è particolarmente focalizzata verso il mercato asiatico. Qui è presente con la società Alce Nero Asia che copre tutto il Far East, Cina e Giappone. Alce Nero Asia è frutto di una joint venture al 50% con un gruppo francese presente sul mercato asiatico da decenni con cui la holding italiana condivide il marchio per l’area Orentale. Alce Nero esporta il 16% del suo fatturato, di cui il 60% in Asia. Ha di recente aperto una propria filiale nel Connecticut Mutti, uno dei maggiori brand italiani nella trasformazione del pomodoro (passate, pelati ecc.). Il 2018 sarà un anno di consolidamento anche in Europa (dove l’azienda è già presente in Francia), in particolare in Scandinavia, Germania e Austria, mantenendo però l’origine della materia prima e la lavorazione in Italia. “La presenza in loco -chiarisce Filippo Corsello, direttore export Mutti- ci permette di intercettare valori, cultura e bisogni locali e di conseguenza d’interpretare meglio la domanda e di agire sul marketing per suggerendo l’impiego più adatto dei prodotti”. Mutti esporta prodotti sia per la gdo che per il food service per un valore di 86 milioni di euro, il 36-38% del volume della produzione.

Avere un core business focalizzato su un unico prodotto è un’arma a doppio taglio nell’export. Non sempre per esempio un vino è ben accetto in tutti i mercati: negli USA è molto apprezzato il bianco, soprattutto il Prosecco, mentre non è così per i vini rossi che godono di minor attenzione; al contrario in Cina è il vino bianco a non avere un grande appeal sul consumatore. Per supportarsi nella penetrazione dei mercati e presentarsi con un paniere di vini è nata The Wine Net – Italian Co-Op Excellence, la prima rete italiana di imprese cooperative del vino per unire, valorizzare e promuovere l’eccellenza della cooperazione vitivinicola italiana. La rete d’impresa non ha persona giuridica: le singole cantine gestiscono in prima persona le transazioni, ma partecipano congiuntamente, unendo le risorse e i contatti commerciali a iniziative comuni di promozione o di primo contatto.

Il mondo del vino in generale prosegue il lungo lavoro di presentazione delle tante tipologie che la biodiversità italiana permette di produrre, ma dato che il made in Italy non è solo prodotto, ma è anche uno stile di consumo, Caviro, il produttore di Tavernello, il marchio di vino italiano più venduto al mondo, ha lavorato su innovazioni di packaging e di servizio: “Qualche anno fa siamo stati i primi a proporre il vino nel brick in Italia, un contenitore assolutamente nuovo per il settore. Ora vogliamo portare anche all’estero una novità che renda il vino più facile da trasportare e ne allunghi la conservazione, un’innovazione che riguarda sia il contenitore che il contenuto”, annuncia SimonPietro Felice, direttore generale Caviro, troppo riservato per fornire ulteriori dettagli. Da gennaio è operativa con licenza di importazione anche Caviro Usa. Attualmente negli Stati Uniti il Gruppo realizza 10 milioni di euro, poco più del 10% del proprio fatturato (15 considerando anche Canada e Messico), ma ha obiettivi di crescita a doppia cifra.

Tutta orientata al mercato estero la strategia di Cantina di Soave, uno dei principali esportatori di vini veronesi (Soave, Valpolicella, Amarone e Ripasso), con un volume del 50% della propria produzione che complessivamente ammonta a 100mila tonnellate di uva. “L’azienda -spiega Luca Sabatini, export manager Cantina di Soave- ha adeguato le proprie capacità logistiche e di imbottigliamento. Dall’inizio del 2018 sono operativi un nuovo magazzino con 16mila bancali e due linee di imbottigliamento che raddoppiano la capacità aziendale fino a 74 milioni di bottiglie annue”. Cantina di Soave ha creato 15 anni fa una divisione estero all’interno dell’azienda per relazionarsi direttamente con i clienti. Oggi l’ufficio estero è composto da 10 persone di cui 3 esterne, 4 back office e 3 dedicate alla logistica estera per poster rispondere alle peculiarità di ogni Paese (modalità di invio, trasmissione documenti, analisi richieste ecc). Questa separazione tra Italia ed estero riguarda anche l’ufficio commerciale che gestisce le richieste dei 50 mercati in cui la Cantina opera.

Sempre dalla regione Veneto il vino italiano più famoso nel mondo, il Prosecco, è l’unica referenza di Val D’Oca, cooperativa fondata nel 1952 che raccoglie 600 produttori e che produce per il 65% il Valdobbiadene Docg. “La nostra forza vendita elabora una strategia specifica per ogni canale -spiega Aldo Franchi, direttore di Val D’Oca- dettata anche dalle diverse norme di acquisizione di ogni Paese. In loco abbiamo importatori con i quali definiamo la strategia e gli investimenti o agenti che ci aiutano a elaborare strategie con i distributori: per esempio in Ontario non è possibile fare azioni di comunicazione, perché esiste un monopolio totale del vino acquistato dallo Stato; completamente opposto il caso della Germania”.

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Nau! si sviluppa in Lazio e Lombardia

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Si consolida sul territorio italiano l’insegna di ottica Nau! che inaugura due punti di vendita, il primo al centro commerciale Aura, il nuovo polo commerciale situato nel cuore della Capitale, a 500 metri dalle mura di Città del Vaticano. Il secondo store è stato realizzato a Varese, al centro commerciale Campo dei Fiori.

In entrambi i negozi l’assortimento propone occhiali da sole e da vista, per uomo, donna e bambino esposti in uno spazio moderno realizzato con materiali ecofriendly e un design essenziale.

Nau! ha una rete distributiva composta da oltre 140 store monomarca, tra negozi diretti ed in franchising, in Italia, Spagna, India, Usa, Iran e Cina e più di 700 dipendenti.

 

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Arcaplanet: punto di vendita a Sondrio

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Si espande in Lombardia l’insegna Arcaplanet che apre un petstore al centro commerciale I Vigneti, in via del Piano 20/A, a Castione Andevenno, in provincia di Sondrio. È il 53esimo negozio nella regione. La struttura occupa un’area di oltre 650 mq e conta un assortimento di più di 10.000 referenze. Al suo interno si trovano Arcalab, lo spazio in cui sarà possibile incontrare gli esperti di settore e avere utili consigli, il Pet wash con vasche e zona phon senza limite di tempo, e lo spazio per lavatrice e asciugatrice a gettoni per l’igiene e il lavaggio degli accessori degli animali. I clienti possono iscriversi all’interno del circuito ArcaCard, il programma fedeltà dell’insegna. Il team di lavoro è formato da cinque risorse.

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Stammi Bene, Mercato con Cucina

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Uno spazio nel centro della città di Bari con due anime complementari: la ristorazione e il mercato. Un unico denominatore comune: la qualità, i prodotti di eccellenza del territorio e la tendenza al biologico. Questo è Stammi Bene, Mercato con Cucina, nuova avventura di Megamark (Selex). Raccontano i dettagli e le particolarità del format: Alessandro Milella, direttore dello spazio, e Alessandra Leo, maestro di casa.

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Megamark spiega Famila e Dok

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In tour con il direttore vendite di Gruppo Megamark (Selex) Moreno Bellinzona, per capire i motivi alla base del successo dell’azienda e le particolarità dei suoi formati di vendita, Famila e Dok. Nuova puntata della serie #inviaggio tra le realtà imprenditoriale di successo della gdo italiana

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L’Italia raccoglie i risultati del suo impegno

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Negli ultimi anni, a supporto dell’export agroalimentare, l’Italia ha migliorato la propria capacità di fare sistema. Anche la politica ha fatto la sua parte con un piano straordinario di rilancio dedicato, la cui realizzazione è stata affidata all’Ice. Si sta lavorando sul fronte distributivo, attraverso accordi con player di altri paesi per introdurre i prodotti italiani nei punti di vendita fisici o per costruire delle formule aggregative per facilitarne la commercializzazione nei portali eCommerce di riferimento in ciascuna area geografica o attraverso la creazione di nuovi siti dedicati. Si sta inoltre ridefinendo il posizionamento del Made in Italy alimentare per riequilibrare una situazione che vede il cibo italiano avere una riconosciuta reputazione in termini di qualità del prodotto, ma spesso costretto a giocarsi la sua competitività sul prezzo.

“Nel 2017 abbiamo cominciato a vedere i risultati degli investimenti che le aziende italiane hanno effettuato” afferma il presidente dell’Agenzia Ice, Michele Scannavini.

Per migliorare ulteriormente il posizionamento cosa occorre fare?

La leva per migliorare le performance è concentrare la nostra competitività sulla superiorità qualitativa e non sul prezzo. Questo vale in maniera particolare all’estero. Per questo motivo abbiamo presentato molto recentemente un cortometraggio sull’agroalimentare, intitolato “The Fifth Element” che vuole evocare la capacità tutta italiana di trasformare le materie prime, frutto dei quattro elementi naturali, in prodotti straordinari. Questa capacità è il nostro quinto elemento, fatto di tradizione, unicità del territorio, processi tecnologici e attenzione alla qualità, che rendono i nostri prodotti straordinari e il nostro Paese quello con il più alto numero di prodotti certificati e tra i più “sani” al mondo. Il migliore posizionamento dei prodotti delle nostre imprese sarà supportato dalle iniziative di comunicazione che abbiamo pianificato nel 2018, anche con particolare intensità nei mercati strategici.

Su quali mercati avete investito?

Lo scorso anno abbiamo lavorato molto sul Nord America, stipulando con la grande distribuzione statunitense circa una quarantina di accordi che hanno aperto le porte ad aziende finora non presenti su questo mercato e che hanno determinato quasi 100 milioni di euro di acquisti aggiuntivi con soli 10 milioni di investimenti pubblici. Ci siamo concentrati in particolare sugli stati centrali, dove il made in Italy è poco presente rispetto a quanto non avviene in California e sulla East Coast, con partnership comprendenti sia l’aspetto di distribuzione che di promozione nei punti di vendita fisici e di eCommerce, quando la catena disponeva del doppio canale. Con il player texano H.E.B. abbiamo realizzato un portale interamente dedicato al food & wine made in Italy con 300 referenze (heb.com/Italy), mentre con Walmart abbiamo sviluppato una linea di private label (Sam’s Choice Italia) di prodotti autentici italiani che al momento conta 18 referenze (12-13 food e 5-6 wine), ma, visti i buoni risultati di vendita, la catena statunitense ha espresso l’intenzione di implementare l’assortimento e la durata della permanenza negli store.

Altri progetti per il 2018?

Cercheremo anche di estendere in Asia le tipologie di attività intraprese negli Stati Uniti, pur continuando a lavorare intensamente sul Nord America. In Asia vanno certamente superate forti differenze culturali, ma va anche recuperato un ritardo nella presenza del cibo e del vino italiano dovuto soprattutto all’assenza di gruppi distributivi italiani internazionali. Quindi, così come fatto negli USA, dobbiamo costruire accordi distributivi con partner locali. Abbiamo perciò iniziato a lavorare con un’importante retailer che copre l’area food nella Corea del Sud. Stiamo inoltre prendendo contatto con i player della gdo cinesi fisici e digitali e in Giappone abbiamo avviato un’attività con Isetan. La nostra attività è rivolta ovviamente anche all’Europa, dove stiamo valutando iniziative in Germania e in Francia. Gli accordi distributivi hanno dato un buon riscontro in termini di visibilità, business e ritorno dell’investimento pubblico, pari a 10-15 volte in più di acquisti di prodotti italiani rispetto alla somma impiegata: vale perciò sicuramente la pena proseguire in questa direzione.

Come valuta il mercato eCommerce per crescere?

Il digitale rappresenta un’opportunità perché, per sua natura, riduce le intermediazioni e permette di raccontare, molto meglio dello spazio fisico, la storia che c’è dietro a un prodotto e di avere un business molto più profittevole una volta che si riesce a raggiungere una certa massa critica. Per la Cina con Alibaba stiamo discutendo una formula per aggregare un numero rilevante di imprese italiane che già sono presenti nel loro store. Si tratta di circa 140-145 realtà, ma molte di queste non hanno risorse sufficienti per dare visibilità ai loro prodotti. Vogliamo perciò raggrupparle e sostenerle sotto il cappello di una campagna di promozione e di comunicazione che racconti il food & wine made in Italy e generi maggiore rotazione.

In Cina quali categorie merceologiche state spingendo?

“Stiamo lavorando molto sul vino di cui l’Italia è il primo esportatore nel mondo con una quota media di mercato del 20%, mentre in Cina raggiungiamo soltanto il 5% e siamo il quinto Paese per volume di vendite”.

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Nuovi orizzonti di sviluppo per Sole 365

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Ampliamento consistente della rete di vendita e consolidamento dell’alleanza con Megamark: questi gli obiettivi principali per l’insegna Sole 365 -nata dalla volontà della famiglia Apuzzo, titolare della AP Commerciale- che derivano dall’acquisizione di 21 store in Campania. Si tratta, nello specifico, di negozi a insegna Tuo di gruppo Faranda, che la Due Mari -società 50% di AP Commerciale e 50% di Megamark- si è appena aggiudicata all’asta giudiziaria per il fallimento dell’azienda. Un’operazione che conferma la crescita e il successo di Sole 365, interprete dell’Edlp al sud, che, dall’apertura del primo negozio a Napoli nel 2013 ad oggi, non si sono mai fermati, anzi sono destinati a continuare in maniera vigorosa, grazie anche alla ristrutturazione e trasformazione di questi store.

“Stiamo studiando come sfruttare al meglio questa possibilità -chiarisce Antonio Apuzzo, amministratore unico della società-: alcuni store adotteranno certamente l’insegna e il format di Sole 365; per altri, invece, sono possibili anche altre opzioni, che metteremo a punto in sintonia con il nostro partner Megamark (Selex), con il quale abbiamo instaurato, da cinque anni a questa parte, una collaborazione molto stretta, fatta di stima e comprensione tra le persone, oltre che condivisione di prospettive e di strategie future, con effetti positivi per tutti”. Una partnership destinata anzi a rafforzarsi ulteriormente e a vivere una nuova era. “Con quest’ultima operazione di acquisizione -specifica Antonio Apuzzo-, la collaborazione tra AP Commerciale e Megamark si intensifica ancora di più in quanto sarà la stessa Due Mari, la società che abbiamo creato ad hoc, a gestire direttamente questi punti di vendita”.

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Bricofer entra nel circuito Payback

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Payback Italia, programma fedeltà multi-insegna di Gruppo American Express lanciato in Italia nel 2014, ha un nuovo parnter, l’italiana Bricofer, catena specializzata nel fai da te con 90 punti di vendita in 18 regioni e una forza lavoro di 1.400 dipendenti.
Con l’ingresso di Bricofer, i clienti della coalizione Payback potranno accumulare 2 punti per ogni euro speso nei 90 negozi Bricofer e fruire di promozioni esclusive. Chi fa un acquisto da Bricofer con la carta fedeltà Payback o con l’app entro il 31 ottobre 2018, potrà partecipare all’estrazione di una Toyota Proace e di 100 buoni spesa Bricofer da 50 euro l’uno.
Nel 2018 Payback ha superato la soglia dei 13 milioni di carte attive. Ad oggi ha 90 partner rappresentativi dei principali settori del largo consumo, dei servizi e dello shopping online, come Alitalia, American Express, Bnl, Bricofer, Carrefour, Carrefour Banca, Esso, GrandVision, Mediaset Premium, Mondadori Store.

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Ovs kids debutta su Martha’s Cottage

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Ovs e Martha’s Cottage, l’eCommerce dedicato al mondo dei matrimoni in Europa, nato da una startup siracusana, stringono un accordo strategico che permette a Ovs di lanciare su marthascottage.com una collezione di abiti da bambina per la cerimonia, una serie di proposte 3-10 anni, abiti eleganti per vestire damigelle e piccole ospiti per le cerimonie della prossima primavera-estate.

“La scelta di stringere una partnership con Ovs nasce dall’esigenza di rispondere alle richieste delle nostre clienti che sempre più frequentemente ci chiedono di integrare la nostra gamma di prodotti con una linea dedicata alle piccole damigelle – dichiara Salvatore Cobuzio, founder e Ad di Martha’s Cottage – La collezione di Ovs, in tal senso soddisfa a pieno questa domanda grazie a una collezione che incontra diversi stili e a prezzi molto competitivi ”.

Martha’s Cottage propone un catalogo di oltre 1.500 prodotti e nel 2017 l’eCommerce ha contribuito alla realizzazione di circa 50 matrimoni al giorno, che corrispondono a oltre 20mila ordini spediti nell’arco dell’anno. Ha chiuso il 2017 con un fatturato di oltre 1,5 milioni di euro

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Kiabi sviluppa il binario omnichannel

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Quest’anno Kiabi, la catena francese della moda low cost per la famiglia, compie quarant’anni: nel 1978, vicino a Lille, i Mulliez (famiglia fondatrice e proprietaria di Auchan) aprirono il primo punto di vendita. Dieci anni dopo, circa (1988) anche Kiabi adotta l’azionariato diffuso (per i dipendenti), concetto sconosciuto e alieno al retail italiano, ma ben noto ai distributori francesi nel food e nel non food. Rispetto a Leroy Merlin e Decathlon, che sono state le prime grandi superfici specializzate stand-alone di Auchan a svilupparsi in Italia, Kiabi è rimasta nell’ombra per molto tempo fino a una decina di anni fa (nel 2009 debutta il sito eCommerce) per poi prendere un take off che la farà viaggiare, nelle intenzioni dei piloti, per i prossimi cinque anni in una rotta di espansione sia in Italia, sia a livello mondiale.

L’ampliamento del network retail si conferma uno dei motori della crescita del gruppo francese, che nel 2017 è arrivato a quota 500 negozi nei 14 Paesi nei quali è presente, con l’obiettivo 2021 di arrivare a 700 punti di vendita, alcuni dei quali saranno aperti in shopping center di prima fascia nei centri storici delle maggiori città mondiali, Italia compresa. Kiabi considera la cross-canalità uno dei suoi punti forti. La sinergia tra canale fisico ed eComerce sembra funzionare: stando a quanto comunica la stessa Kiabi, sono 5 milioni i visitatori unici l’anno e 22 milioni i clienti totali. Massimo Pozzi, direttore sviluppo di Kiabi Italia, aggiunge a questo proposito: “L’approccio omnicanale di Kiabi che ben intercetta le esigenze dei propri clienti, confermandosi generatore di traffico negli shopping center, in cui è presente o apre, ci vede ora pronti con entusiasmo alla sfida del centro città. Le prime aperture avverranno proprio tra la fine di quest’anno e i primi mesi del 2019”.

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Lo sviluppo di Eataly

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Eataly Roma

“Il 2017 è stato un anno molto importante. Tanti negozi da aprire, tanti negozi da portare a regime, nel contempo pianificare l’evoluzione e lo sviluppo di una azienda giovane, molto dinamica e orientata al futuro”. Andrea Guerra, presidente esecutivo di Eataly fa il punto della situazione sul piano di sviluppo aziendale.

Negli ultimi quindici mesi sono stati aperti sei negozi: Boston (novembre 2016), Trieste, Mosca, Tokyo, Los Angeles, Stoccolma (febbraio 2018). Ci si prepara per l’apertura di una struttura a Las Vegas.

Nel 2018 la crescita continua. “Il nostro modello di business unico al mondo ci ha consentito Andrea Guerra_Eatalydi portare le emozioni in una delle industrie più mature del mondo: il cibo. Pensiamo di avere dieci anni davanti a noi di potenziale continua crescita con il motto di almeno un negozio Eataly in ogni capitale del mondo – continua Guerra – Per fare questo anche nel 2019 Eataly deve trovare i luoghi giusti per aprire i nostri negozi. Oggi siamo molto concentrati su Nord America e Europa. Dobbiamo continuare a innovare ed esaltare l’esperienza dei nostri consumatori sia nei nostri negozi sia online, trovare e scovare fantastici produttori, allevatori e contadini per portare avanti la filosofia del buono pulito e giusto, come sempre far crescere, modellare e rimodellare l’organizzazione della nostra azienda”.

 

 

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Euronics: punto di vendita a Crema

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Euronics

All’interno del centro commerciale Gran Rondò di Crema, in provincia di Cremona, si inaugura un punto di vendita Euronics, gestito da Dimo spa, socio Euronics operante in Piemonte, Liguria, Valle d’Aosta, Emilia Romagna e Lombardia.

Lo store occupa un’area di circa 2600 mq e impiega 28 addetti. A sostegno della nuova apertura Dimo ha predisposto una campagna di lancio, con offerte promozionali veicolate sui principali media a disposizione sul territorio: dalla pubblicità dinamica ad un volantino dedicato, da una campagna radio alla carta stampata, dal web alle affissioni.

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Pam local: restyling per lo store di Parma

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Si rinnova il punto di vendita Pam local di Parma, in Strada Garibaldi 22, a due passi dal Palazzo Ducale e dal Teatro Regio. Si presenta come una rivisitazione, in chiave moderna, delle tradizionali botteghe alimentari del centro: il negozio offre infatti tante eccellenze locali, dop e igp, facilmente individuabili perché segnalate come Prodotti del territorio. Trovano spazio articoli free from, dedicati a chi soffre di intolleranze alimentari, referenze da agricoltura biologica, Veg&Veg, etniche e integrali. Presenti anche soluzioni gourmet, i piatti pronti da gustare al momento o da cucinare, e confezioni monoporzione. Conta su un team di lavoro di dieci persone under 28. Rimane aperto 7 giorni su 7, dalle 8 alle 21.

L’obiettivo di Pam local è sempre stato quello di soddisfare i bisogni di tutti, sia in termini di qualità, che in termini di scelta e di prezzi: dagli studenti universitari ai lavoratori che rientrano tardi la sera, dagli anziani del centro che desiderano trovare tutto ciò di cui hanno bisogno proprio sotto casa, ai turisti alla ricerca di uno snack o di un pasto veloce per poi proseguire con la visita della città”, commenta Renato Mazzucco, direttore vendite Pam local.

“Con questa riapertura vogliamo stringere un rinnovato patto di fiducia con i parmigiani: Pam local rappresenta infatti un servizio di prossimità che, alla comodità e alla praticità, unisce l’esperienza e la grande offerta di convenienza garantite dall’appartenenza a Gruppo Pam, storica realtà italiana del settore della Grande Distribuzione, che proprio quest’anno festeggia i suoi primi 60 anni di attività”, conclude Francesco Mazzucato, responsabile commerciale Pam local.

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eCommerce, come cambia l’approccio

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Quando Amazon ha lanciato a Milano l’eCommerce anche per i prodotti freschi, elevando il livello di servizio, soprattutto per quanto riguarda la consegna a domicilio, il mercato si è dovuto a sua volta adeguare. Qualcuno era già attivo (Esselunga), altri si sono progressivamente inseriti in un business dove la consegna in giornata è cruciale. Tanti hanno ampliato l’offerta a tutti i reparti del fresco, ittico incluso (anche Cortilia). Vediamo la situazione attuale.

Esselunga è partita con l’online nel 2001, per poi ampliarlo nel 2003, con il debutto a Milano: per il 2017 dichiara vendite con l’eCommerce superiori a 180 milioni di euro (erano 158 nel 2016). Tra le novità, il costo della consegna calcolato non sulla cifra spesa ma in base al numero di ceste richieste: fino a 5 costa 6,20 euro, poi si aggiunge un euro per ogni cesta, sempre con le agevolazioni per disabili e over 70. L’eCommerce è attivo in Emilia Romagna, Lombardia, Piemonte, Toscana e Veneto. Ad esso si è affiancato il Clicca e Vai: prima a Varedo (aprile 2017) poi a Milano Certosa (novembre 2017).

Per Unes l’online è un’attività in continuo sviluppo: l’alleanza con Amazon, servita “sia per conoscere il nemico sia per occupare uno spazio al posto di altri concorrenti”, come ricorda Mario Gasbarrino, numero uno di Unes, ha indicato all’azienda alcune vie importanti. L’online ha contribuito al successo di Viaggiator Goloso, performante più online che nel negozio fisico. Sulla base di recenti dichiarazioni di Gasbarrino, tra i vantaggi dell’alleanza con Amazon vi sono la migliore comprensione dei processi e dell’utilizzo dei dati, ma anche l’approccio al futuro perché Amazon è una multinazionale che ragiona come una startup (e questa è la chiave del suo successo). Unes ha aperto un dark store a Milano Bicocca per fronteggiare la domanda crescente. L’eCommerce è per fatturato il primo negozio della rete Unes: si adatta alla spesa di scorta e agli acquisti quotidiani o d’emergenza, anche per piccoli nuclei famigliari, grazie alla cifra minima richiesta, molto bassa rispetto alla media, 15 euro, e richiede scelte assortimentali svincolate da quelle del pdv: “Formati più grandi e maggiore profondità di assortimento in alcune gamme -precisa Gian Maria Gentile, digital director Unes-, migliorano il mix di margine. L’assortimento è Il Viaggiator Goloso al 100%, i prezzi allineati al pdv”. Niente promozioni per Unes, che ad Amazon concede solo il Prime Day e il Black Friday. “Per il 2018 stiamo migliorando l’utilizzo della app -dice Gentile- più adatta all’acquisto food: come nella versione statunitense, sarà possibile navigare virtualmente tra le corsie del supermercato con lo scorrimento orizzontale, e visualizzarli tutti con lo scorrimento verticale senza cambiare pagina”. L’aumento dell’abbonamento di Prime Amazon a 36 euro non preoccupa Unes, visti i risultati.

CoopAlleanza 3.0 gestisce EasyCoop.com tramite la partecipata Digitail. La prima novità 2018 è l’estensione del servizio, dopo Roma e Bologna, anche a Ferrara, Modena e Reggio Emilia, e poi a Padova, Treviso e Mestre. “Il modello di crescita è a rete -spiega Andrea Zocchi, amministratore delegato di Digitail-, si rivolge cioè ai soci e ai clienti non solo città principali, ma anche nei centri con popolazione tale da giustificare il servizio. Oggi serviamo un’area di circa 5,5 milioni di persone; con l’avvio di Vicenza e le modifiche del software a inizio aprile raggiungeremo altre 500.000 persone, tutte in aree prive di operatori eCommerce, nelle quali Coop è poco presente anche con i propri negozi”. Nel target che è il più ampio possibile, spiccano impiegati e mamme. L’interesse è trasversale nelle fasce d’età.

Per Carrefour Italia i risultati 2017 sono in linea con il budget: “Nel 2018 vedranno la luce molte innovazioni -dichiara Enrico Fantini, responsabile eCommerce di Carrefour Italia-: i clienti potranno lasciare la recensione sui prodotti acquistati, condividendo la loro esperienza di utilizzo e consumo dei prodotti anche con foto e video”. Tra le novità più recenti, la partnership con Paypal per i pagamenti. Basko ha attivato l’eCommerce nel 2003 in Liguria, la sua regione. “L’eCommerce era considerato un’unità di business separata -precisa Lucia Bruzzone, digital manager di Basko- poi è diventato una componente di servizio per la spesa di scorta e una leva di marketing. Nel 2016 siamo ripartiti con nuove iniziative digital e social”. A settembre 2017 all’home delivery si aggiungono il click&store e il click&drive e nuove funzionalità come il pagamento online, l’ordine fino alla pausa pranzo per la consegna in giornata, e l’apertura anche ai clienti non fidelizzati. “Solo riscontri positivi -prosegue Bruzzone- con crescita importante del traffico sul sito e del numero di spese al giorno: attualmente sono oltre 150”.

Accesso riservato

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Coop entra in Cina aprendo uno store online su JD.com

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Dopo tante invocazioni, il focus sull’esportazione del made in Italy alimentare diventa realtà anche per la distribuzione italiana. Il sistema Coop ha infatti avviato una propria attività sul mercato dell’Asia orientale attraverso due società: la prima è Italian Cooperative’s Trade (Ict), costituita a maggio 2017 da Coop Alleanza 3.0 e Coop Lombardia, con un ufficio commerciale a Hong Kong e una struttura operativa a Modena, ed ha il compito di individuare i clienti e di gestire i rapporti commerciali. La seconda è Coop Italian Food (Cif), interamente controllata da Coop Italia, che effettua operativamente le attività di esportazione.

Il territorio di riferimento comprende diversi Paesi asiatici: Cina, Hong Kong, Taiwan e tutti i paesi Asean (Vietnam, Thailandia, Singapore, Filippine, Indonesia, Malesia, Cambogia, Myanmar, Laos, Brunei).

Per sondare il terreno a gennaio di quest’anno sono state realizzate delle iniziative commerciali (show cooking) a Shanghai in alcuni ipermercati del Gruppo Bailian, uno dei principali retailer cinesi con diverse migliaia di punti di vendita sotto diverse insegne: Lianhua per i supermercati, Century Mart per gli ipermercati, Riso e Leme per i negozi tradizionali. Proprio in queste ultime strutture, nel periodo dell’iniziativa le vendite di prodotti italiani sono raddoppiate.

Ma è soprattutto sull’eCommerce che si basa l’azione di Coop: a marzo 2018 è stato infatti aperto il primo flagship store Coop sulla piattaforma JD.com attraverso un accordo con due partner cinesi che operano nell’importazione di prodotti alimentari e nell’eCommerce. A giugno, inoltre, sarà aperto uno store online Coop anche sulla piattaforma Kaola.

I prodotti sono accompagnati da schede descrittive che indicano l’origine delle materie prime, l’utilizzo in cucina e le referenze correlate per realizzare gli abbinamenti gastronomici più tipici della cucina italiana, come per esempio il sugo per la pasta.

Coop esporta principalmente prodotti a marchio proprio, ma per espressa richiesta i partner cinesi con cui opera, sia nel canale online che nell’offline, hanno già chiesto di arricchire la proposta commerciale, integrando l’assortimento a marchio Coop con prodotti di altri brand italiani. Per rispondere a questa richiesta Italian Cooperative’s Trade sta coinvolgendo fornitori e pmi del settore food, anche con scarsa esperienza di export, con l’obiettivo di diventare a tutti gli effetti fornitori pur sollevati da tutti gli oneri, le pratiche e i rischi successivi, gestiti direttamente dalla società di Coop

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NaturPlus lancia il format Bio Store & Cafè

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naturplus bio cafè novara

Il nuovo formato lanciato da NaturPlus è il Bio Store & Café che arricchisce il già collaudato concept dell’insegna biologica con un’area pensata per la somministrazione di prodotti biologici. NaturPlus, gestita dall’azienda Natplus, con sede a Taviano, incentra infatti la sua offerta sul mondo benessere, bellezza e cosmetica con un focus sul mondo food. Il primo punto di vendita con il nuovo format è stato realizzato a Novara, in via Omar 2 e occupa una superficie di 60 mq.  “Abbiamo voluto unire l’esperienza dello shopping con la possibilità di un momento di svago e relax dando attenzione al proprio benessere” spiega Mauro Bruno, founder del gruppo.

La proposta del café prevede prima colazione, piatti pronti, aperitivi, snack, bevande, caffetteria, estratti di frutta e verdura, piadine e panini. Il tutto rigorosamente bio ed a prezzi competitivi. “Siamo alla ricerca di nuovi affiliati per aperture su tutto il territorio nazionale” conclude Bruno.



naturplus bio cafè novara

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Arcaplanet sbarca in Campania

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Primo punto di vendita in Campania per Arcaplanet che apre uno store in provincia di Napoli, a Giugliano, all’interno del centro commerciale Auchan, in via Santa Maria a Cubito.

Il negozio ha una superficie di oltre 200 mq rifornito con assortimenti completi per il food e il non food per gli animali da compagnia grazie a oltre 10.000 referenze in vendita: accessori e alimenti per la cura di cani, gatti, piccoli animali, roditori, pesci, anfibi e uccelli, una selezione trasversale di prodotti esclusivi e specializzati, dietetici e veterinari, di alimentazione biologica e vegetariana, cibo secco e umido, accessori come cappottini antifreddo, cucce, cuscini riscaldabili, tappetini igienici per cani, lettiere per gatto, giochi, guinzagli, “trasportini”. La struttura dà lavoro a cinque nuove risorse, conta due casse e sarà aperto sette giorni su sette con orario continuato dalle 9 alle 21.

 

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Facile.it: a Monza il quinto store

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Facile.it Store-Monza

Continua il suo percorso di espansione territoriale Facile.it, il comparatore italiano attivo nel confronto di prodotti di finanza personale come assicurazioni, mutui, prestiti e utenze domestiche. Il quinto punto di vendita si trova a Monza in piazza Garibaldi 4.

Il nuovo Facile.it Store di Monza offrirà ai cittadini un’ulteriore opportunità per risparmiare sulle principali voci di spesa familiare. Grazie ad un team di consulenti dedicati, i clienti potranno analizzare i costi relativi a rc auto, mutui, prestiti, luce, gas e Adsl e scegliere i prodotti migliori disponibili sul mercato – spiega Mauro Giacobbe, amministratore delegato di Facile.itL’apertura del nuovo punto di vendita rientra all’interno di un più ampio percorso di espansione territoriale che portiamo avanti dal 2017 e che ci vede impegnati nello sviluppo di una rete di store a marchio Facile.it in tutta Italia, con l’obiettivo di comprendere meglio le esigenze dei clienti e dare la possibilità, anche a un pubblico non ancora abituato a usare gli strumenti di comparazione online, di ridurre le spese”.

 

 

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Esselunga: a Livorno prima online poi lo store fisico

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Esselunga

Sbarca virtualmente a Livorno Esselunga che, nell’attesa di realizzare il suo punto di vendita in città, attiva il servizio online di consegna a domicilio della spesa. Il servizio prevede agevolazioni su richiesta per anziani e invalidi. Per usufruirne bisogna essersi registrati ai servizi online di Esselunga e accedere alla sezione Spesa comoda.

Intanto pare che stiano procedendo i lavori per la realizzazione della struttura che, in base a quanto scrive Il Tirreno, andrà a riqualificare, secondo le previsioni della variante di piano approvato dal consiglio comunale a fine 2017, una fetta del quartiere tra Coteto e Salviano dismessa da anni. Si partirà con l’abbattimento del capannone ex Fiat di viale Petrarca, per procedere con l’edificazione del punto di vendita e la realizzazione di un’area a verde e di un parcheggio interrato da 700 posti.

Pare però che sia stato avanzato un ricorso a metà marzo da una cordata formata da imprenditori nazionali concorrenti di Esselunga (Risparmio Casa, Sigma, Simply e Unicoop Tirreno). Il gruppo dei ricorrenti si sarebbe rivolto a uno studio legale per richiedere una verifica delle procedure che ha portato a presentare al Tar una verifica di legittimità del percorso amministrativo.

 

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